Per le donazioni a favore del Teatro Rossini di Lugo, gravemente danneggiato dall'alluvione dello scorso maggio, sino al 30 giugno 2023 è possibile effettuare un versamento al seguente
IBAN: IT22E0627013199T20990000657
Intestatario: Conservatorio di Musica “G.B. Martini”
Causale: “raccolta fondi per il Teatro di Lugo”
Ingresso Libero
Andrea Camorani (1990) - Ouverture
in Ut
per
orchestra (prima esecuzione)
Marco
Risi, direttore
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) - Concerto
in La maggiore KV 488
per
pianoforte e orchestra
Allegro
Adagio
Allegro
assai
Alessandro
Artese, pianoforte
Johann Christian Bach (1735-1782) - Domine
ad adjuvandum me
Responsorio per
soli, coro e orchestra
Veronica
Filiberti, Teresa Zazzaretta, soprano
Ludwig van Beethoven (1770-1827) - Kyrie per
coro e orchestra
Elaborazione
di Gottlob Benedict Bierey dalla Sonata op. 27 n. 2 Al chiaro
di luna
Wolfgang Amadeus Mozart - Krönungsmesse KV
317
per
soli, coro e orchestra
Kyrie
Gloria
Credo
Sanctus
Benedictus
Agnus
Dei
Okamura
Miwako, soprano
Chaimaa
Al Fath, alto
Aoran
Xu, tenore
Luca
Fanteria, basso
Orchestra
del Conservatorio
Roberto
Parmeggiani, direttore
LA MESSE DI UN ANNO DI
LAVORO
L'ospitalità offerta
dalla Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano al Conservatorio Giovan Battista
Martini per festeggiare la conclusione dell'anno accademico rappresenta un
tributo importante e significativo al nostro maggiore istituto di formazione musicale,
il quale si presenta al pubblico bolognese nel pieno delle proprie forze, sia
strumentali che vocali, orchestrali e corali, solistiche e d'insieme. E al
contempo esprime un invito al dialogo fra mondi diversi, religioso e civile,
come il programma di questa sera mostra di ricercare nella sua brillante e
varia articolazione di brani di musica sacra e da concerto. Intorno al nome di
Mozart si coagula il florilegio delle composizioni che ci viene offerto in
questa festosa occasione, e un diffuso sentimento religioso risuona in musiche
nate sì in circostanze diverse ma avvicinabili per un comune bisogno di
raccoglimento interiore, che è poi quello di trascendere le difficoltà e i
limiti materiali dell'esistenza umana. Massimamente nel musicista del Settecento,
conscio della sua nuova individualità ma ancora imbrigliato in mille incertezze
e contraddizioni. Così era il Mozart del 1779, l'anno della Messa K. 317,
in lotta con il principe-arcivescovo di Salisburgo Hyeronimus Colloredo, così
il Mozart del 1786 del Concerto per pianoforte K. 488,
frutto dell'estremo tentativo di ritrovare, in una forma eccezionalmente fluida
e comunicativa, l'attenzione dei viennesi dopo che il demone della libera
creazione lo aveva per un momento confinato nell'isolamento e nello sconforto.
Che suoni immediata questa eco di sofferenza in passi come il secondo tempo
del Concerto K. 488, scritto nell’inusuale
tono di fa diesis minore (relativo del la maggiore d'impianto), o nel Crucifixus
della Messa in do (ma così potrebbe dirsi
anche del Benedictus o dell'Agnus Dei,
squarcio lirico affidato al soprano che mirabilmente anima un rapporto
solo-tutti costruito sulla massima integrazione delle parti) è cosa che il
pubblico dei concerti conosce bene, ma non meno percepibile questa eco risuona
nelle stesse composizioni prese nel loro insieme, frutto di un pensiero
intimamente mobile, dialettico, che per la via della sofferenza sa poi giungere
alla composizione dei conflitti, a una serenità che è superamento del limite e
creazione di uno spazio 'sacro' che tutto abbraccia. È lo spazio del libero
pensiero che anche Johann Christian Bach e Beethoven contribuiscono a definire,
rappresentando del sommo Salisburghese rispettivamente il momento antecedente e
conseguente, fra l'elevazione del rito monastico quotidiano del Domine ad
adjuvandum me (1757-60) a ricerca di intimo conforto per ogni uomo
giunto alla piena coscienza di se stesso e la trasfigurazione dell'altissimo in
un orizzonte poetico più rarefatto, tangente la sfera di un credo confessionale
sentito sempre più lontano, come testimonia il Kyrie di Beethoven
che lo slesiano contemporaneo Gottlob Benedict Bierey (1772-1840) ricavò
dall'Adagio sostenuto della Sonata op. 27 n.
2 nota come "Al chiaro di luna". Ma è al brano dell’allievo di
composizione Andrea Camorani, Ouverture in Ut per
orchestra, che spetta il compito di definire in apertura di programma i
contorni armonici ed espressivi del concerto, preannunciando su quell'Ut antico
e moderno insieme, tonale e seriale in posizione simmetrica rispetto alla
liturgia mozartiana, il gesto affermativo di un evento che celebra in egual
misura la grandezza immateriale di Dio e l'intelligenza autonoma dell'uomo
quando sa essere pienamente artista.
Andrea Parisini