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Concerto di Fine Anno Accademico 2022/2023

Venerdì 9 giugno, Ore 21:00, Basilica SS Bartolomeo e Gaetano - Strada Maggiore, 4 (Bologna)

Per le donazioni a favore del Teatro Rossini di Lugo, gravemente danneggiato dall'alluvione dello scorso maggio, sino al 30 giugno 2023 è possibile effettuare un versamento al seguente
IBAN: IT22E0627013199T20990000657
Intestatario: Conservatorio di Musica “G.B. Martini” 
Causale: “raccolta fondi per il Teatro di Lugo”


Ingresso Libero

Andrea Camorani (1990) - Ouverture in Ut  
per orchestra (prima esecuzione)                                              

Marco Risi, direttore    

Wolfgang Amadeus Mozart
 (1756-1791) - Concerto in La maggiore KV 488 per pianoforte e orchestra              
       Allegro
       Adagio
       Allegro assai  

Alessandro Artese, pianoforte    

Johann Christian Bach
(1735-1782) - Domine ad adjuvandum me
Responsorio per soli, coro e orchestra                                       

Veronica Filiberti, Teresa Zazzaretta, soprano    

Ludwig van Beethoven
 (1770-1827) - Kyrie per coro e orchestra  
Elaborazione di Gottlob Benedict Bierey dalla Sonata op. 27 n. 2 Al chiaro di luna                           

Wolfgang Amadeus Mozart - Krönungsmesse KV 317 per soli, coro e orchestra                                            
       Kyrie
       Gloria
       Credo
       Sanctus
       Benedictus
       Agnus Dei  

Okamura Miwako, soprano Chaimaa Al Fath, alto Aoran Xu, tenore Luca Fanteria, basso    

Orchestra del Conservatorio
 Roberto Parmeggiani, direttore


Note di Sala, a cura del Prof. Andrea Parisini

LA MESSE DI UN ANNO DI LAVORO

L'ospitalità offerta dalla Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano al Conservatorio Giovan Battista Martini per festeggiare la conclusione dell'anno accademico rappresenta un tributo importante e significativo al nostro maggiore istituto di formazione musicale, il quale si presenta al pubblico bolognese nel pieno delle proprie forze, sia strumentali che vocali, orchestrali e corali, solistiche e d'insieme. E al contempo esprime un invito al dialogo fra mondi diversi, religioso e civile, come il programma di questa sera mostra di ricercare nella sua brillante e varia articolazione di brani di musica sacra e da concerto. Intorno al nome di Mozart si coagula il florilegio delle composizioni che ci viene offerto in questa festosa occasione, e un diffuso sentimento religioso risuona in musiche nate sì in circostanze diverse ma avvicinabili per un comune bisogno di raccoglimento interiore, che è poi quello di trascendere le difficoltà e i limiti materiali dell'esistenza umana. Massimamente nel musicista del Settecento, conscio della sua nuova individualità ma ancora imbrigliato in mille incertezze e contraddizioni. Così era il Mozart del 1779, l'anno della Messa K. 317, in lotta con il principe-arcivescovo di Salisburgo Hyeronimus Colloredo, così il Mozart del 1786 del Concerto per pianoforte K. 488, frutto dell'estremo tentativo di ritrovare, in una forma eccezionalmente fluida e comunicativa, l'attenzione dei viennesi dopo che il demone della libera creazione lo aveva per un momento confinato nell'isolamento e nello sconforto. Che suoni immediata questa eco di sofferenza in passi come il secondo tempo del Concerto K. 488, scritto nell’inusuale tono di fa diesis minore (relativo del la maggiore d'impianto), o nel Crucifixus della Messa in do (ma così potrebbe dirsi anche del Benedictus o dell'Agnus Dei, squarcio lirico affidato al soprano che mirabilmente anima un rapporto solo-tutti costruito sulla massima integrazione delle parti) è cosa che il pubblico dei concerti conosce bene, ma non meno percepibile questa eco risuona nelle stesse composizioni prese nel loro insieme, frutto di un pensiero intimamente mobile, dialettico, che per la via della sofferenza sa poi giungere alla composizione dei conflitti, a una serenità che è superamento del limite e creazione di uno spazio 'sacro' che tutto abbraccia. È lo spazio del libero pensiero che anche Johann Christian Bach e Beethoven contribuiscono a definire, rappresentando del sommo Salisburghese rispettivamente il momento antecedente e conseguente, fra l'elevazione del rito monastico quotidiano del Domine ad adjuvandum me (1757-60) a ricerca di intimo conforto per ogni uomo giunto alla piena coscienza di se stesso e la trasfigurazione dell'altissimo in un orizzonte poetico più rarefatto, tangente la sfera di un credo confessionale sentito sempre più lontano, come testimonia il Kyrie di Beethoven che lo slesiano contemporaneo Gottlob Benedict Bierey (1772-1840) ricavò dall'Adagio sostenuto della Sonata op27 n. 2 nota come "Al chiaro di luna". Ma è al brano dell’allievo di composizione Andrea Camorani, Ouverture in Ut per orchestra, che spetta il compito di definire in apertura di programma i contorni armonici ed espressivi del concerto, preannunciando su quell'Ut antico e moderno insieme, tonale e seriale in posizione simmetrica rispetto alla liturgia mozartiana, il gesto affermativo di un evento che celebra in egual misura la grandezza immateriale di Dio e l'intelligenza autonoma dell'uomo quando sa essere pienamente artista.

Andrea Parisini