Venerdì 14 ottobre 2022
ore 19.00, Sala Bossi del Conservatorio
Historia di Jephte
di Giacomo Carissimi (1649 c.a)
Oratorio sacro per soli, coro e basso continuo
Da un’idea di Gianluca Belfiori Doro
Arrangiamenti Jazz di Stefano Paolini
Coordinamento orchestra Barocca Maria Luisa Baldassari
Coordinamento Coro Riccardo Barbarisi
Lo “Jephte” è oggi considerato uno dei più grandi capolavori del genere dell’Oratorio. Giacomo Carissimi, padre indiscusso di questa forma musicale sacra in lingua latina, lo scrive nel 1649 e subito diventa famoso e richiesto dalle più importanti cappelle musicali del tempo. L’oratorio interpreta le nuove esigenze della Chiesa Controriformata, risponde a quel fine educativo ed esemplare tipico della musica da chiesa in cui si ritrovano i tipici valori quali l’obbedienza, il coraggio, la rettitudine morale, il sacrificio.
Tratto dalla Historia di Jefte dal "Libro dei Giudici", l'opera del Carissimi rievoca la storia di Jephte: condottiero degli Israeliti, per propiziarsi la vittoria sugli Ammoniti, fa voto di immolare in sacrificio a Dio la prima persona che gli verrà incontro al suo ritorno a casa. Il destino vuole che questa persona sia proprio la figlia (la sua unica figlia) e il tripudio per la vittoria si trasforma in tragedia.
L’opera si divide in tre momenti molto diversi dal punto di vista emozionale e, di conseguenza, musicale: la scena della battaglia, la festa per la vittoria, la tragedia conclusiva. La giovane figlia accetterà il suo destino, onorerà il giuramento del padre e chiederà solo, prima di essere sacrificata, di ritirarsi sui monti per piangere la sua verginità, la vita che non la vedrà sposa e madre.
La rilettura che i maestri Gianluca Belfiori Doro e Stefano Paolini hanno dato in questa nuova versione nasce dalla collaborazione dei dipartimenti di Musica Antica e Musica Jazz in una contaminazione virtuosa che combina stili e prassi esecutive diversi, integrando l’orchestra barocca con strumenti jazz. I due mondi, che sembrano distanti nel tempo e nello spazio, sono in realtà vicini e molto affini, soprattutto per la sfera che riguarda l’improvvisazione. Il laboratorio musicale che ha preceduto Jazzphte ha permesso di avviare un nuovo dialogo che ha coinvolto studenti di formazione diversa, ma aperti a queste nuove prospettive interpretative. Il testo/canovaccio, che ha mantenuto tutte la sue caratteristiche narrative, si è arricchito di contaminazioni moderne e, il risultato finale scevro di luoghi comuni e stereotipi, lascia il campo a una insospettabile freschezza, spontaneità e facilità di ascolto della musica antica.