da “Six Pièces romantiques” op.55
per pianoforte a 4 mani Primavera Idylle arabe Danse hindoue Benedetta
Simeone, Alessandro Lunghi, pf.
“Portrait” per soprano,
flauto e pianoforte Hyeonji
Jeon, soprano; Mariachiara Grasso, flauto; Alessandro Lunghi, pianoforte
“Ondine” op 101 Chiara
Cavallari, pf.
“Fileuse” op 35 n.3 Isabella
Ricci, pf.
“Lei certamente ha un dono, datele la possibilità di farsi valere
e di certo non fallirà” poi aggiunse in maniera scherzosa:
“di certo non si annoierà!”.
Queste sono le parole pronunciate intorno al 1869 da un vicino di casa
degli Chaminade, quando Cécile era ancora piccola. Voi direte, nulla di
eccezionale, se non che questo vicino altro non era che George Bizet. Fu il primo ad intuire le capacità della
compositrice, tanto da chiamarla affettuosamente “il mio piccolo Mozart”, e
lei proverà sempre una profonda ammirazione sia per l’uomo che per l’artista.
Malgrado la quasi la totalità delle opere di Cécile Chaminade sia
stata pubblicata, risulta difficile stilarne una lista rigorosamente esatta e
completa. Inoltre, molte opere sono state oggetto di trascrizioni, riduzioni,
adattamenti diversi ed esiste anche un certo numero di edizioni straniere. Ad
esempio, i Six Piéces Romantiques op.55 composti nel 1890 per pianoforte
a 4 mani, sono presenti in diverse versioni (violino e pianoforte, violoncello
e pianoforte, diverse per orchestra e diverse per unico esecutore al
pianoforte).
Il programma eseguito in questa occasione può essere preso come
modello dei tipici recital di Chaminade ovvero un mix tra pezzi per pianoforte
solo e mélodies, questi
due generi rappresentanola spina dorsale del suo repertorio anche in
occasioni delle innumerevoli tournées che l’hanno portata fino in America.
Ha composto circa 138 mélodies
concentrate soprattutto negli anni che vanno dal 1890 al 1908, questo in
risposta alle nuove esigenze finanziare che si era trovata a dover affrontare
in seguito alla morte del padre avvenuta nel 1887. Le opere vocali che
ascolterete fanno tutte parte di questo periodo. Tra le
mélodies più famose spicca l’Anneau
d’Argent del 1891. Per la sua composizione Cécile fu ispirata dalle parole
della poetessa Rosemonde Gérard, incontrata durante una serata a teatro
organizzata da Alexis Rostand, zio del futuro marito della poetessa. Fin dalla
sua pubblicazione fu un lavoro che arrivò dritto al cuore di tutti gli
ascoltatori, la sua popolarità fu prodigiosa e questo è testimoniato sia dalle
copie vendute (più di 200.000) sia dal fatto che faceva parte del repertorio
vocale di moltissime artiste del tempo ed inoltre dal fatto che influenzò anche
altri campi. Molte composizioni vocali sono state dedicate a cantanti
dell’epoca, è il caso di “Alleluia”, “Viens,Mon bien-Aimé”,”Mots d’Amour”,
“Duo d’Etoiles”, “Portrait (Valse
Chantée)” e “Si J’Etais
Jardinier”; una particolarità contraddistingue quest’ultimo, è l’unico il
cui titolo corrisponde a quello del testo letterario a cui fa riferimento, gli
altri sono stati modificati dalla compositrice. In “La Lune Paresseuse”
e “L’Eté” traspare il suo amore per la natura. Per “La Fiancée du
Soldat” e “Portrait” esistono anche altre versioni, nello specifico
per quest’ultima una versione per voce pianoforte e flauto. Gran parte del
materiale letterario utilizzato non è di altissimo livello, ma le ambientazioni
liriche di Chaminade hanno sempre salvato la situazione.
Il suo stile unico, anche se presenta varie sfaccettature,
appartiene allo stile tardo-romantico, quindi intimistico ed in alcuni casi,
virtuosistico. Per queste caratteristiche, che mantenne fino alla fine, non
verrà del tutto apprezzata dalla critica e dai colleghi (perché considerata
priva di innovazione). Tecnicamente i lavori pianistici affrontano diverse
difficoltà, ne sono un esempio i 6 Studi
da concerto op.35, di cui fanno parte Automne e Fileuse. Il
primo tra i due è ispirato alla cornice poetica di La Farge, pubblicato nel
1886,si rivela una delle
composizioni più stimate dell’artista. Veniva eseguita in quasi tutti i suoi
concerti, stilisticamente vicina a Chabrier, ottenne un successo internazionale,
tant’è che ancora nel 1947 (60 anni dopo la sua pubblicazione), la casa
editrice Enoch vende ancora non meno di 6.600 esemplari l’anno. In questo pezzo
più che una semplice impressione, Chaminade vuole comunicarci l’amore profondo
per la natura di cui è una vera e propria adoratrice. Il pezzo venne composto
in questa stagione dell’anno in cui la natura è in pace e in cui si rivivono i
bei giorni del passato con rimpianto straziante. Chaminade è solita paragonare
la natura alla vita. Una natura che si scatena, talvolta, con un temporale
violento, ma bello nella sua furia, per poi ritornare ad uno stato di calma che
consola il cuore. Presenta una forma tripartita ABA. La rivista Madame affermò che fu con questo pezzo
che le venne assegnata la medaglia del Giubileo.
Anche Fileuse venne eseguito abbastanza spesso nei suoi
concerti, dove ne venne apprezzato il “simpatico tocco”. Tema centrale del
pezzo, reso chiaro dal titolo, è la filatrice. Anche altri compositori
romantici trattarono questo tema, come, ad esempio, Schubert, nel suo lied
“Gretchen am Spinnrade” e Mendelssohn in una delle sue Romanze senza parole op. 67 n°4. Tra queste tre opere ci sono
diversi aspetti in comune: Andamento Allegro, tempo 6/8 ed atmosfera tonale.
Dopo la sua tournée in America nacquero nuove composizioni di
questo genere e difficoltà come Etude
romantique op. 132 (fa parte della
seconda raccolta dei 6 Studi da concerto di cui fa parte anche Etude Pathétique op.124).
L’accostamento del suo stile a Liszt è stato fatto in diverse
occasioni; ad esempio, nella recensione del concerto avvenuto il 26 ottobre
1908 al Carnegie Hall, il giornale The Evening Post di New York, scrive,
riferendosi al pezzo L’Ondine op. 101 “with ornaments à la Liszt”.
Morì a Montecarlo il 13 aprile 1944.