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Cécile Chaminade: il mio piccolo Mozart (G.Bizet)

Mercoledì 8 marzo 2022, ore 18.00
Sala Bossi

Partner:
Innerwheel
Casa delle donne
Biblioteca delle donne
Fidapa
Radio Città Fujiko (media partner)

Grafica:
a cura di Bazzocchi Giuseppe

Programma di Sala
Cécile Chaminade (1857-1944)  

Trio op.11 n°1
in sol min 
Allegro
Andante
Presto
Allegro molto
          Francesco Brazioli: Pianoforte
          Esther Giuliano: Violino
          Caterina Orlandi: Violoncello

Da La Néf Sacrée op 171  
I Offertoire Au Crist-Roi

IV Cortège Nuptial
          Giovana Ceranto: Organo      

Concertino op. 107  in Re maggiore
          Sergio Catalano: Pianoforte
          Leonardo Carbone: Flauto        

Sonata op. 21

Allegro appassionato
Andante
Allegro
          Margherita Casamonti: Pianoforte


“Per non dimenticare e vivere nella memoria di coloro che ti capiscono…questa è la suprema consolazione per un artista. Grazie a tutti coloro che ricordano”.

Queste parole, della stessa Cécile, risuonano nel concerto di oggi, il quale prende in considerazione alcune delle principali composizioni che hanno caratterizzato la sua produzione.
Il Trio op.11 per violino, violoncello e pianoforte venne presentato in occasione del suo secondo recital l’8 febbraio del 1880, presso la sala Erard. Si tratta della sua prima opera da camera importante ed è stata dedicata all’amico violinista Marsick, il quale partecipò alla prima esecuzione e nella maggior parte delle esecuzioni successive insieme alla stessa Chaminade. Gli articoli dell’epoca ne sottolineano, positivamente, la forma classica e le armonie romantiche. E’ importante ricordare che, precedentemente, il 2 novembre del 1879, Chaminade fece un passo importante e incisivo per la sua carriera artistica, ovvero divenne membro societario attivo della società nazionale della musica Ars Gallica. Grazie a tale “alleanza” tra il 1880 e il 1888 moltissime sue opere, tra cui il Trio, erano nel programma di 14 su 90 concerti organizzati dalla Società; questo rappresentava un evento eccezionale per una compositrice, rendendola un fenomeno a sé. Basti pensare che il suo nome era posto accanto a quelli di Saint-Saens, Fauré, Franck, Godard.
La Nef Sacrée op. 171 si discosta molto da tutte le composizioni precedenti: questo avviene per varie ragioni, sia storiche che personali. La tormentata situazione economica del dopo-Guerra (valori e titoli deprezzati, moneta instabile) la portò, dapprima, nel 1917, a firmare un contratto poco conveniente con il suo principale editore Enoch, il quale le chiedeva una serie di nuove composizioni e concerti, e poi a vendere la proprietà del Vésinet nel 1925. Ma la precarietà economica non era la sola causa della sua difficile situazione: la Guerra aveva profondamente cambiato i valori ed i gusti della società da tutti i punti di vista, anche in campo musicale, le idee d’avanguardia avevano preso il sopravvento e Cécile che era rimasta una musicista del XIX secolo, di fronte a tali cambiamenti, abbandonò quasi completamente la composizione delle mélodies e dei pezzi per piano, che l’avevano resa famosa. Si dedicò ad opere più complesse, tra queste La Nef Sacrée, composto nel 1928; si tratta di una raccolta di nove pezzi per organo o harmonium , di cui oggi ascolteremo il primo Offertoire Au Christ-Roi e il Cortége Nuptial.
Il Concertino op. 107 per flauto e orchestra, composto nel 1902, rappresenta l’opera che da sola attraverserà il ventesimo secolo senza indebolirsi, permettendo alla compositrice di non cadere nell’oblio. Si trattò di un’eccezione del decennio iniziato nel 1890, in quanto in quel periodo l’artista indirizzò la sua creatività verso la piccola forma. Tale pezzo fu composto su richiesta di Théodore Dubois, direttore del Conservatorio nazionale superiore di musica di Parigi, come pezzo di concorso per quell’anno. Alcune delle composizioni che venivano presentate ogni anno per il concorso, entravano a far parte del repertorio dei flautisti; è il caso del concertino di Chaminade e anche, ad esempio, della Fantasia di Fauré.
Nello stesso anno venne pubblicata la versione per flauto e pianoforte dalla Enoch: questo fece sì che divenne anche uno dei pezzi maggiormente presenti nei suoi concerti. Il suo successo è testimoniato dal fatto che venne eseguito in tutti i conservatori d’Europa, dai più importanti flautisti della famosa scuola di flauto francese (ad es. Louis Lafleurance, flautista dell’Opéra di Parigi) e anche dalle cinque edizioni a stampa americane avvenute in contemporanea. Si tratta di uno dei pochi pezzi che la rappresentano orchestralmente essendo la sua produzione incentrata principalmente su pezzi per pianoforte e mélodies.
La Sonata op.21 per pianoforte, l’unica composta, enfatizza i processi formali e di sviluppo tipici del genere. Fu pubblicata non più tardi del 1895, ma la sua data di composizione non è certa (si pensa sia stata iniziata molto prima, forse per incoraggiamento di Moszkowski, alla quale è stata dedicata). Si tratta del suo pezzo più tedesco. Raramente venne eseguita per intero (solo in due occasioni!): solitamente si limitava all’Allegro iniziale, mentre il terzo tempo è stato recuperato con la composizione dello Studio da concerto n°4 op.35 detto Appassionato. Pertanto, si può concludere che la compose più per sé stessa che per il pubblico.
Essendo oggi anche la ricorrenza della festa della donna, è doveroso riportare il pensiero di Cécile in merito, con l’auspicio che sia faro per molte:
“non esiste sesso nell’arte. La genialità è una qualità indipendente. La donna del futuro, con prospettive più ampie e maggiori opportunità, andrà lontano. Io credo nel lavoro creativo di ogni tipo.”
(Cécile Chaminade)

Testo di Martina Quadraroli