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Istantanee di volo

Mercoledì 26 luglio 2023

Attorno al Museo - Eventi e spettacoli al Museo per la memoria di Ustica

Musiche e testi a cura degli studenti dei Dipartimenti di Composizione e Jazz

Quel giorno il tempo si è fermato, non nell’attimo dell’impatto… qualche frazione di secondo prima… Le vite di tanta gente si sono fermate in un tempo sospeso, fisso nella definizione dell’istante, come in una foto affidata alle vecchie Polaroid di un tempo, non così lontano. Del dopo si è parlato tanto, cercando di comprendere, si parlerà ancora a lungo nel tentativo di trovare una ragione che non restituirà alla vita quegli istanti immobili che solo l’energia dei ricordi potrà far rivivere. Sarà la nostra musica a dare nuovamente luce ad immagini di vita, sensazioni, aspettative, e i volti si animeranno nuovamente, e ci racconteranno le mete che non hanno potuto raggiungere.


Testi di Saverio Cigarini

Our spanish love song
(C. Haden – P. Metheny)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Foglie
(Saverio Cigarini)
Jun Chen Li, tenore
Luca Pagnotta, pianoforte

Never let me go
(R. Evans - J. Lingston)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Sento il corpo più lieve mentre aspetto l’impatto. La camicia nuova si è macchiata di sangue e mi fa terribilmente male una gamba, quella sinistra. A Bologna ho dimenticato il regalo per mio padre: in questo momento starà aspettando sconsolato nell’oscurità del suo pacchetto, appoggiato sul tavolino di fianco alla porta d’ingresso o, forse, sul letto. È un libro. Non ricordo il titolo, ma so che a mio padre piace leggere. Non avevo idee. La leggerezza che ora affligge involontariamente tutti i miei organi e i miei sensi non mi permette di ripescare un’informazione così superflua. Che poi niente è superfluo se ha avuto la fortuna – per modo di dire – di esistere. Neanche io sono superfluo in fondo, ma pensare a questo non fa che provocare in me un’immensa tristezza. Il primo impatto, genitore di quello definitivo che sto aspettando in questi istanti, mi ha preventivamente cancellato e liberato da ogni necessità ontologica. Sono in mutamento, una crisalide gonfia di vita che emetterà dal suo squarcio, a tempo debito, un boato tanto silenzioso quanto sofferente. E questa sofferenza alimenterà i giorni di mia madre, mio padre, i miei amici, con la stessa naturale indifferenza di un fiume che urta le pale di un mulino. Non si può più parlare di giustizia e ingiustizia quando attendi un impatto come questo: aspetti e basta. E sinceramente non me ne frega più niente, ormai sento solo il vento che mi scroscia sulle guance.
Sì, ho dimenticato il regalo di mio padre sul letto
.

Così passa l’età
per voce e pianoforte

(Roberta Ciancio)
Donatella Tocci, soprano
Roberta Ciancio, pianoforte

They can’t take that away from me
(G. Gershwin)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Bianca
per voce e chitarra
(Ferdinando Termini)
Hyeonji Jeon, soprano
Tommaso Filosa, chitarra

Stiamo viaggiando da più di mezz’ora sul mare di nuvole, cosa al contempo sorprendente e sorprendentemente banale. E pensare che anche gli aerei da guerra possono godere di questa stessa visuale, mentre portano la distruzione dove le gambe e le ruote non possono giungere. Una strana convivenza di sublime e abisso. D’altro canto sono proprio le contraddizioni a dare senso agli eventi: a nessuno interessa un andamento perfettamente lineare. Tra poco saremo arrivati e potrò tornare al mio paese, dove quasi sicuramente nulla è cambiato. Troverò forse i mattoni leggermente più sgretolati, sferzati dal sole. Il ritmo di sgretolamento delle cose è assolutamente imprevedibile. Uno può vivere quarant’anni senza subire alcunché e improvvisamente ritrovarsi privato di una parte importantissima di sé. Solo quei muri di mattoni sembrano immuni da questa condanna – o benedizione – stocastica. E infatti nessuno parlerà o si interesserà mai a loro. Spesso mi sono sentita come le bianche forme del mio paese: un’immobile entità regolarmente scalfita da una luce lontanissima. Il pilota in guerra vede ciò che vedo io ora. Mi chiedo che forma, che colore abbia il tasto per lanciare le bombe cariche sui velivoli. Il pilota detiene l’immenso potere di togliere agli altri le loro parti importanti. Mano destra del caos. Chissà se le piante che ho messo in vaso l’ultima volta sono ancora vive.

Lush life
(B. Strayhorn)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Not the end of history
(Andrea Camorani)
Alex Della Pasqua, pianoforte

Where do you start
(Bergman - Mandel)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Il quarto bottone della mia camicia si sta scucendo. Siamo in ritardo. Guardo le file dei passeggeri, regolarmente disposti lungo gran parte della fusoliera. Regolarmente annoiati. La luce insipida illumina le loro facce stropicciate dal viaggio. Sorrido. Mi ero detta che non mi sarei mai fermata e, infatti, eccomi a migliaia di metri da terra, cittadina del groviglio direzionale degli spostamenti umani. Io in questa matassa mi sento viva, distesa su un tessuto di linee ora parallele, ora incidenti, curve o rette, ma sempre perfettamente affusolate attorno alle nostre pianificazioni. Non vi è tensione in un corpo adagiato comodamente al suolo. Ogni evento puntuale genera una diramazione nello spazio delle nostre vite. Tutte queste persone ramificheranno la successione degli eventi e, in qualche modo, adesso faccio parte anche io di questo albero. Non credo nella coincidenza. Credo invece nella germogliazione continua. E proprio questa evasività del disegno mi nutre, qui, a migliaia di metri da terra. Poter orientarmi soltanto Scegliendo un punto preciso e da quello muovermi liberamente, seguendo le curve, gli incroci, fino a una terminazione la cui distanza nel tempo è, come il disegno stesso, inafferrabile. Siamo in ritardo. Il quarto bottone della mia camicia si sta scucendo. Devo farlo riparare.

Dream a little dream of me
(Andre - Schwandt)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Sponde
(Saverio Cigarini)
Hyeonji Jeon, soprano
Saverio Cigarini, pianoforte

Senza fine
(Gino Paoli)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Il mio figlio più piccolo ha già sei anni. Non volevo prendere l’aereo. Lui però non sembra avere paura. Legge le scritte informative con una strana curiosità e, ogni tanto, giocherella con le forme plastiche dei sedili. Mi sono dimenticato di prendergli qualcosa per passare il tempo. In questo momento servirebbe anche a me qualcosa per passarlo, il tempo. Saltare direttamente all’atterraggio, senza questa ansiogena e noiosa attesa. Tenere soltanto i fatti rilevanti scartando tutto il resto, il superfluo, quella zona grigia dove le emozioni fermentano in modo incomprensibile senza che sia chiaro a cosa porterà la loro maturazione. Se non mi fossi separato da mia moglie ci sarebbe anche lei, qui, ora. Forse anche questo dannato viaggio si salverebbe. Forse sarebbe peggio, non lo so, adesso riesco solo a pensare all’arrivo.
Il mio figlio più grande ha già otto anni. Domani compriamo un pallone, di quelli che vanno anche in acqua.

Ecco gli elmi dei vinti
(Emanuele Labò)
Noa Draghetti, pianoforte
Jiangyi Lin, soprano

Vedrai vedrai
(Luigi Tenco)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

Melodia per voce e pianoforte
(Alessandro Vecchi)
Hyeonji Jeon, soprano
Tommaso Ravaioli, pianoforte

Il volo è una sfida alla realtà dei fatti. Una manipolazione che la natura ha compiuto su se stessa, piegando ciò che sembrava ormai inevitabilmente rigido. Sono qui, solo, separato dal vuoto da uno strato - in fin dei conti sottilissimo - di metallo. Le forze si bilanciano, si annullano, prosperando e spingendomi in un’ascesa che sa quasi di blasfemia ai miei occhi. Eppure se tutto ciò è stato concesso è solo perché è giusto che sia così. Questo rito ormai frequentissimo sminuzza il cielo in brandelli liquidi che continuamente si rimescolano, colmando il silenzio della terra con un possente rombo di movimento. E noi, da giù, non possiamo che provare un senso di stupore inquieto ogni volta che questo rumore ci sovrasta mentre curiamo le nostre faccende. Adesso tocca a me solcare questo mare d’altitudine, e il mio suono giungerà alle orecchie di centinaia di madri, di bambini, di operai, collegando per una frazione di secondo i loro pensieri verso questo sfacciato gesto di sfida. Devo ricordarmi di spedire una cartolina a mia madre.

Promenade
(Livia Malossi Bottignole)
Livia Malossi Bottignole, pianoforte

Ovunque proteggi
(Vinicio Capossela)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso

The voice Within
per sax e pianoforte 

(Luca Ricci)
Lorenzo Briganti, Sax
Tommaso Ravaioli, pianoforte

Il viaggio procede bene. L’aero-veicolo viene da un controllo di revisione Alitalia e, infatti, di intoppi non ce ne sono stati fin’ora. Al mio fianco il copilota. Il concerto di suoni della cabina di pilotaggio, una tessitura di lievi ronzii, suoni elettrici e di controllo, mi accompagna ormai da molti anni. Ne sono direttore. E tutto questo viaggio non è molto diverso da una sinfonia eseguita in teatro: un gruppo più o meno numeroso di persone condotto verso una meta al contempo comune ed estremamente variegata. Guide e seguaci, capitani, schiavi, primi violini. Probabilmente mai accadrà che tutti noi avanziamo perfettamente affiancati l’uno all’altro. La diversificazione porta in sé un elemento gerarchico che solo l’essere umano ha tentato – senza successo - di superare. E più si va verso il vertice, più risulta difficile capire le motivazioni dei suoi abitanti. Questa ignoranza ci fa sentire sicuri, me compreso. Trasportati inerzialmente come foglie da un corso d’acqua. Ma non credo sia giusto così. La pigrizia in natura non paga. Non posso permettermi di essere un fantoccio. Dicono che sono pignolo, ma voglio solo fare bene il mio lavoro.
Spero di riuscire a dormire bene, stanotte.

What a wonderful world
(Thiele - Weiss)
Caterina Guerra, voce
Giovanni Volinia, chitarra
Moreno Di Matteo, basso


Dettagli dell'evento

Museo per la Memoria di Ustica - esterno
Parco della Zucca – Via di Saliceto 3/22, Bologna
Ore 21:15

Ingresso gratuito
Nessuna prenotazione