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Masterclass di Dudu Kouaté

Musiche e strumenti dell'Africa subsahariana

Venerdì 19 gennaio
15:00-19:00
Aula 17
Sabato 20 gennaio
10:00-14:00
Aula Fugazza


Il tempo e lo spazio hanno avuto un'influenza notevole nella vita delle popolazioni africane e di conseguenza nella cultura e nelle tradizioni popolari. Nel corso dei secoli diversi fattori hanno caratterizzato la nascita, l'utilizzo, il significato di molti strumenti musicali.
Le condizioni climatiche e ambientali nelle quali le popolazioni hanno compiuto le loro evoluzioni non sono uniformi, né le loro storie hanno seguito lo stesso corso. Diversi regni ed imperi che si sono susseguiti nel corso dei secoli e in epoche storiche diverse hanno avuto molte influenze sulle tradizioni musicali e strumentali. Infine, il movimento costante delle popolazioni, seguito da espansioni territoriali, ha permesso la nascita di popolazioni miste.
Le risorse strumentali delle popolazioni sono in rapporto con il tipo di occupazione, delle loro attività, della disponibilità di materiali sul territorio e di altri fattori storici. Gli strumenti utilizzati si limitano alle esigenze delle comunità e dei loro bisogni. Risulterà evidente che lo studio di strumenti musicali può essere visto da diversi punti di vista:
Storicamente in termini di origini e sviluppi.
Culturalmente in termini di usi, credenze, funzioni e valori associati.
Possono anche essere studiati come oggetti concreti in rapporto alla loro tecnologia:
 
- Il loro disegno (aspetto)
- Le caratteristiche artigianali
- I loro materiali di costruzione
- Le loro funzioni musicali e rituali.
 
Le interazioni culturali delle popolazioni vanno oltre i confini territoriali e si espandono a livello continentale. Nel corso della storia dei popoli africani non solo contatti e interazioni interne hanno influenzato la cultura musicale africana, ma anche esterne per via dell'Evangelizzazione, dell'Islam, della deportazione, del commercio di schiavi e della colonizzazione.
 
Tutti questi elementi elencati e citati sopra vanno tenuti molto in considerazione se si vuole parlare bene degli strumenti musicali dell'Africa Sub.sahariana perché nascono come qualcosa di più di un semplice strumento musicale.

La prospettiva storica
Fattori diversi hanno contribuito a creare questa diversità della tradizione musicale africana. Le condizioni ambientali nelle quali le popolazioni hanno compiuto la loro
evoluzione non sono uniformi, ne’ le loro storie hanno seguito lo stesso corso. La cultura degli abitanti della savana e delle terre da pascolo è differente da quella delle foreste tropicali. Nello stesso tempo le popolazioni fluviali si differenziano da quelle degli alti piani. Come nel passato ci sono popolazioni dedite all’agricoltura, altre alla pastorizia e altre ancora ad entrambi. Sembra anche che piccoli gruppi di cacciatori, raccoglitori come i Pigmei e i Boscimani sono rimasti inalterati. Molte società seguitano altre occupazioni come commercio, tessitura e manufatti in legno, oro, bronzo o ferro con mezzi e prodotti legati alla situazione ambientali.
Un altro fattore molto importante nella tradizione musicale africana è il fatto che nel corso degli secoli diversi regni ed imperi sono emersi in epoche storiche diversi. Nell’Africa occidentale per esempio i regni del Ghana, Mandinko, Songhai e Kanem Bornu fiorirono uno dopo l’altro. Nella zone delle foreste tropicali ci furono i regni degli Yoruba, Ashanti, dei Benin, dei Dahomey.
Il movimento costante delle popolazioni seguito da espansioni territoriali (guerre, carestia) spezzò l’omogeneità dei gruppi e ha dato origine a popolazioni miste (i Sandawe, un ramo autoctone del Sud Africa ora si trova in Tanzania Est Africa).
Infine a provocare ulteriori complicazioni è stata la creazione di confini territoriali nell’Ottocento senza tenere conto dei confini etnici, linguisti e culturali pre-esistenti.

Risorse strumentali

Le risorse strumentali degli esecutori tendono naturalmente ad essere limite a quelle che le rispettive comunità si specializzano. Troviamo strumenti di origini locali e altri venuti da fuori. Questi ultimi possono presentare caratteristiche locali nel disegno, nella costruzione e nell’accordatura. Ci possono essere delle somiglianze tra strumenti di
zone molte distanti. Vista l’ampiezza delle risorse strumentali la scelta si limita ad una piccola selezione in base alle loro esigenze, alla situazione ambientale, al tipo di occupazione e a fattori storici dalle singole comunità. Ci sono popolazioni nomadi per esempio a cui non conviene fare uso di tamburi pesanti o ingombranti che hanno scelto per comodità di usare piccoli strumenti come flauti, arco musicali e idiofoni. Il loro essere ritmico si esprime attraverso il battito delle mani, il calpestio ritmico del suolo, l’uso di bacchette e crotali, movimenti complessi del loro corpo ed immissioni vocaliche particolari (Hocket).
Si incontrano notevoli differenze nelle risorse strumentali tra gli abitanti della stessa zona geografica per esempio tra gli abitanti della savana o tra quelli delle foreste o tra quelli del deserto. Le diversità’ possono trovarsi nella scelta degli membranofoni e nei tipi di pelli usati per ricoprire i tamburi o nella tensione della pelle stessa e l’uso o meno dei risonatori.
Tuttavia i condizionamenti ambientali possono essere superati attraverso il commercio o altre attività’ che mettono in contatto membri di diverse culture musicali. Poiché i popoli vivendo in stretto contatto, si possono verificare dei prestiti reciproci. Risulterà poi evidente che lo studio di strumenti musicali africani puó essere visto da diverse
angolazioni:

- Storicamente in termini di origini e sviluppo (evoluzione)
- Culturalmente in termini di usi sociali e costumi, credenze, funzioni rituali e valori associati
- Possono anche essere studiati come oggetti concreti in rapporto alla loro tecnologia.
 
Interazioni culturali

Questi popoli conservarono la loro identità pur vivendo isolati molti di loro erano spinti per attività commerciali a viaggiare in lungo e in largo per il continente, per esempio in Mande e i Hausa e altri mantennero relazione diplomatiche reciproche. Tra i risultati di questa interscambio, notiamo che esistono a volte generi musicali che hanno nomi diversi ma caratteristiche comuni ed altri generi chiamati allo stesso modo in aree diverse. E' un'interazione della cultura che va oltre i confini territoriali e lo troviamo anche a livello continentale, esempio lampante dei Fulani che incontriamo dal Nilo fino in Sudafrica e dal Senegal fino in Somalia. Costatiamo anche che le arie di intense interazioni musicali tendono a seguire confini geografici ben definiti i quali comprendono anche i centri di attività economica e religiosa. Essendo dislocati un po' ovunque queste arie di interazione musicali hanno tendenze differenti nelle sonorità e nelle modalità di esecuzione. Per esempio, nella zona orientale del continente predomina la varietà di strumenti della famiglia musicale del liuto, del liuto arpa e cetre, caratteristiche dello stile di canto monodico. Svariate sono le cause della predominanza di caratteristiche, stili e sonorità sugli strumenti e sulla musica dell'Africa. Nel corso della storia dei popoli africani non solo contatti e interazione interni hanno influenzato la cultura musicale africana ma anche esterni per via dell'evangelizzazione, dell'Islam, della deportazione ed il commercio di schiavi e la colonizzazione.


Musicista dalle doti eccezionali, membro stabile dal 2017 dello storico Art Ensemble of Chicago, con cui ha inciso un disco e suonato in tutto il mondo, Dudu Kouaté canta, percuote, soffia, sfiora i suoi 200 strumenti con i quali conduce in un viaggio alla radice dei suoni della terra.
Nasce a Dakar, in Senegal da una famiglia di Griot, i custodi della parola e della tradizione musicale dell’Africa Occidentale. Nel 1988, dopo gli studi umanistici, parte per l’Europa. Ha suonato all’Atlantic Music Expo di Capo Verde e quasi in ogni angolo del pianeta: dal prestigioso Kennedy Center di Washington (USA) al Festival di Assilah in Marocco, alla Casa da Música di Porto, in Portogallo, passando per Australia, Sud America, Israele.
Tra i principali festival a cui ha partecipato: Utrecht Jazz Festival, Sant’Anna Arresi Jazz Festival, Roma Jazz Festival, Tampere Jazz Finland, Stochkolm Jazz Festival, Madrid Jazz Festival, Primavera Sound Barcelona, JazzMi, Ajmi Avignon France, Roccella Jazz Festival, Musica sulle Bocche, Sardegna, Festival Sons d’Hiver Paris, Jazz Jamboree Poland, Festival Lugar de Encontrar Mexico, Sesc San Paulo Jazz Festival, Brasil, Vilnius Jazz Macedonia, Chicago Jazz Festival, Jazzfest Berlin, Melbourne Jazz Festival.
Dudu Kouaté vive a Bergamo, dove tiene regolarmente seminari sulla storia degli strumenti tradizionali africani nelle biblioteche e nei musei. Insegna musica in workshop e masterclass.
In Lombardia e durante i festival conduce laboratori con i ragazzi delle scuole materne, elementari e medie di percussioni, canto, body percussion e di costruzione di strumenti con materiale di riciclo.
Ha realizzato insieme al sassofonista bergamasco Guido Bombardiere il disco pensieri africani, disponibile su Youtube e Myspace.
Nel 2018 esce il suo primo album – Africation – che ottiene un buon successo di critica. Non solo percussioni ma anche strumenti a corda e a fiato segnano una nuova fase creativa del musicista: dal liuto berbero (xalam) alla kanjira, dal djembè, il tamburo parlante (tama) ai flauti africani e didgeridoo rapiscono l’ascoltatore portandolo in una dimensione inesplorata e coinvolgente. Con Africation Dudu Kouaté interpreta il ruolo della tradizione griot e lo fa rivivere in chiave moderna: i brani sono cantati nella sua lingua madre, il wolof, con qualche richiamo al bambarà e con frasi in francese e in italiano, ed esprimono una intensa carica emozionale grazie anche all’utilizzo di sonorità inedite.
Ha fondato il trio Zayt, Komiel, ha un’approfondita conoscenza delle tradizioni musicali che lo rende abile sia come solista sia nell’improvvisazione collettiva. Suona musica afro-jazz, moderna, tradizionale e contemporanea. La ricerca costante del suono (sound of elements) lo spinge sempre verso nuove esperienze.
In Italia ha realizzato insieme al regista e musicista Alberto Nacci la colonna sonora del corto “The Moving Town” presentato al Festival di Locarno. Ha realizzato le musiche ed è stato anche attore nel corto del regista bergamasco Paolo Bonfanti "Worma".
Ha collaborato con il Teatro del Vento per spettacoli nelle scuole, animazione teatrale e musico teatrale.
Ha registrato con il gruppo Odwalla live at Ankara Jazz Festival, The World of Percussion, Dance and Voice. Collabora stabilmente con il gruppo Multikulti e ha suonato con diversi musicisti tra cui Hamid Drake, James Brandon Lewis, Antonello Salis, Silvia Bolognesi.
Partecipa a progetti di danza, teatro, cinema e poesia.
E’ mediatore museale e narratore di storie dell’arte in chiave interculturale. Ha lavorato alla Pinacoteca di Brera (Milano), all’Accademia Carrara e al Museo delle storie (Bergamo) dopo aver preso parte a un corso dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Ismu di Milano.


Modalità di partecipazione

La Masterclass/Il Seminario è riservata/o ai soli studenti interni (effettivi).
Eventuali allievi esterni possono iscriversi come uditori. La frequenza è gratuita per gli allievi interni del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna. Per gli esterni uditori è previsto un contributo di € 50,00.  

Il versamento può essere effettuato secondo le seguenti modalità: Conto corrente bancario Cassa di Ravenna S.p.A. IT 22 E 06270 13199 T20990000657 intestato a Conservatorio di Musica "G.B. Martini".  

Si ricorda che l’attestazione di versamento del contributo di partecipazione dovrà essere consegnata presso l’Ufficio Protocollo e Affari Generali o, in alternativa, inviata all’indirizzo e-mail info.masterclass@consbo.it almeno 48 ore prima dell’inizio della masterclass/seminario.  

Alla fine del corso verrà rilasciato dall’Ufficio Protocollo e Affari Generali un attestato di partecipazione.